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giovedì 14 aprile 2011

Il centrocampo della Juve

Storari Motta Barzagli Bonucci Traoré Aquilani Melo Marchisio Krasic Pepe Matri.

Domenica abbiamo visto l'ennesima formazione inedita schierata durante questa stagione dalla Juventus. Anche il centrocampo non è stato immune da cambiamenti, rivoluzioni e ripensamenti.
Partita giocando con la classica linea composta da due centrali e due esterni, la squadra ha ultimamente schierato tre uomini sulla linea mediana a supporto di un tridente, composto da due ali e una punta. Il tutto senza dimenticare che quando la squadra ha giocato con Marchisio sulla sinistra, l'assetto non era certo quello di un classico 4-4-2 quanto piuttosto un modulo duttile, funzionale al cambiamento in corso d'opera e alle caratteristiche di Krasic. Francamente l'impressione è che le idee, dopo una fase iniziale, non siano più state chiare e che il mister non sia più stato sicuro di come ricavare il meglio dai giocatori presenti nella rosa. Ma quali sono le caratteristiche dei centrocampisti bianconeri, quale situazione tattica permetterebbe di trarre il massimo dalle loro potenzialità? Proviamo ad impostare un discorso ragionato, ben consci che si tratta pur si tratta pur sempre di considerazioni un po' fumose e che a determinare le prestazioni dei giocatori, spesso, è più la determinazione e l'impegno a svolgere anche mansioni che poco si presterebbero loro.

Tatticamente il discorso è molto delicato. Il centrocampo è un reparto dove l'equilibrio è fondamentale e deve soprattutto esserlo in un'ottica difensiva, di copertura. Tuttavia l'assenza di qualità, per una squadra con delle ambizioni, è una lacuna altrettanto grave e il problema è stato evidente nelle ultime stagioni, dove in mezzo al campo è mancato l'uomo capace di dettare i ritmi e trovare le verticalizzazioni. Scaricato un deludente Diego, la società ha deciso di puntare su Aquilani. L'ex Liverpool è un giocatore dai piedi molto buoni, con un'ottima propensione alla verticalizzazione e la cui dote migliore è forse la conclusione dalla media distanza. L'idea è stata quella di affiancarlo a Melo, per creare una linea che garantisse copertura e appoggio offensivo.
Inizialmente questo schema è sembrato funzionare, con un Aquilani in grado di far girare la squadra, ma che comunque è apparso presto sacrificato in una posizione non sua. Il romano non ha nelle proprie caratteristiche il sostegno in fase difensiva, il rincorrere l'uomo. Si è adattato, a mio avviso anche bene. Lo si è visto recuperare una grande quantità di palloni, ma la conseguenza è stata un'evidente scarso apporto a ridosso delle punte. Insomma, Aquilani è più simile a un trequartista. E' nel momento in cui è sollevato da pressanti compiti difensivi che può dare il meglio, proporsi costantemente senza doversi preoccupare, offrire continuamente una soluzione alternativa alle punte e agli esterni. Per quanto lo riguarda, il 4-3-3 visto recentemente è con ogni probabilità il modulo che meglio lo può esaltare, perchè permette di scaricare buona parte delle responsabilità di copertura sui due colleghi di reparto.

Melo, confermato in estate, è stato identificato come l'uomo giusto su cui imbastire la diga del centrocampo nella linea a quattro. Le sue caratteristiche le conosciamo bene. Nessuno mette ormai in dubbio il valore decisivo di questo giocatore in fase difensiva. Fisicamente ha davvero pochi rivali e nel motore ha sempre molta benzina, che gli permettere di mantenere ritmi elevati per tutti i 90 minuti. Conosciamo bene anche i suoi difetti, specialmente la cronica disattenzione e la tendenza a perdere palloni pericolosi. Melo non è un regista. Non ne ha la necessaria lucidità e la concentrazione. E proprio il tentativo di assumere questo compito ha determinato gli errori stagionali di questo giocatore e più in generale quelli di costruzione della squadra. In un 4-4-2 in cui Aquilani ha dimostrato di trovarsi a disagio, entrando troppo poco nella manovra, Melo ha assunto troppo spesso le redini del gioco, facendosi portatore di una funzione che a mio avviso non gli dovrebbe competere. Ma il problema si è perfino aggravato nel 4-3-3, come approfondiremo fra poco. Rimangono infatti prima da considerare le caratteristiche di Marchisio (su Sissoko non credo ci sia bisogno di dire nulla).

Marchisio, il più grande enigma calcistico in assoluto, almeno per il sottoscritto e vedremo il perchè. La sua intelligenza calcistica e la sua duttilità sono doti che farebbero impazzire qualsiasi allenatore. Buon incontrista e ottimo negli inserimenti, a inizio stagione probabilmente l'idea è proprio stata di considerare Marchisio il jolly perfetto per il centrocampo a quattro, idea che si è poi rivelata azzeccata, considerato che è stato impiegato da centrale in occasione delle assenze di Felipe e Alberto, ma soprattutto da esterno sinistro, una volta compresa la scarsa attitudine alla copertura di Krasic. L'impiego di Marchisio ha permesso a Del Neri di schierare un centrocampo considerabile fondamentalmente un ibrido fra una linea a quattro e una a tre col tridente. Non esponendosi troppo e facendo scalare i due compagni, Claudio ha consentito a Krasic di giocare senza l'assillo di rientrare e spesso di riprendere fiato dopo le sue galoppate infinite.
Eppure la soluzione di esterno non ha avuto solo risvolti positivi. Di fatto è mancato in maniera troppo evidente lo sbocco a sinistra, anche a causa dell'assenza di un terzino con la corsa arrembante di un Maicon o di uno Zambrotta dei bei tempi. La conseguenza è stata una prevedibilità della manovra troppo pronunciata. Inoltre la mossa non ha risolto le incongruenze tattiche della coppia Melo-Aquilani.

A questo punto il ragionamento sembrerebbe abbastanza semplice, eppure ci è voluto tempo per vederlo concretizzato. Ricapolando: Melo, ottimo filtro che si trova decisamente fuori ruolo in posizione avanzata e che non dovrebbe partecipare troppo all'azione, Marchisio, giocatore che copre benissimo ogni spazio, raddoppia con intelligenza ed è letale negli inserimenti, Aquilani, a disagio in situazione difensiva e con caratteristiche particolarmente interessanti nel raggio dei trentacinque metri dalla porta. E aggiungiamoci pure Krasic, ala assolutamente non portata alla copertura, praticamente un attaccante.
Sembrerebbero incastrarsi alla perfezione in un centrocampo a tre a supporto di un tridente. Un modulo di questo genere valorizzerebbe le carattestiche prettamente difensive di Melo, disinteressandolo da compiti offensivi a cui Aquilani potrebbe partecipare con più tranquillità, coperto dal sicuro filtro del brasiliano e da un giocatore estremamente abile a leggere le situazioni di gioco come Marchisio, il quale potrebbe anche sfruttare le doti da incursore scambiando talvolta il ruolo offensivo con Alberto. Il tutto richiedendo meno sforzi a Krasic, consapevoli comunque che la copertura degli stessi attaccanti è assolutamente fondamentale nel calcio moderno, come ben ci ha insegnato l'Inter nemmeno un anno orsono.
A queste conclusioni deve essere arrivato anche Del Neri, che ha sperimentato questo assetto diverse volte, con risultati alterni, dovuti anche alla poca preparazione dei giocatori ad una situazione di questo tipo.
Nonostante sia probabilmente questa la strada da battere se si vogliono mettere i giocatori nelle condizioni di esprimersi al meglio, non tutto ha funzionato come si poteva immaginare. Quali sono stati i problemi? Diversi, con responsabilità da attribuire a mio avviso a tutti e tre i centrocampisti.
Innanzitutto il giocatore chiave in questo assetto diventa per forza di cose Aquilani. Si ricorre a questa soluzione perchè possa esprimere al meglio il proprio potenziale, perchè sia costantemente presente in fase offensiva e per vederlo essere pericoloso come dovrebbe esserlo un trequartista. Ma Aquilani ha stentato, si è fatto vedere poco, ha toccato pochi palloni. Probabilmente la condizione fisica non è delle migliori in questo momento, tuttavia sta a lui dimostrare di valere i 16 milioni chiesti dal Liverpool, sta a lui in altre parole dimostrare di essere un giocatore decisivo.
Secondariamente si è venuto a creare un problema nella fase di costruzione del gioco. Con un Aquilani leggermente avanzato, non è stato, come ci si sarebbe aspettati, Marchisio a prendere il pallino del gioco nella nostra metacampo e far girare la squadra, ma Melo, che con maggiore personalità ha assunto di fatto la funzione di regista basso.Qui sta forse l'errore più grave che questa squadra può commettere. Non si tratta solamente di non riconoscere in Melo le caratteristiche adatte (scarsa attenzione in primis come già detto), ma di essere consapevoli che nel momento in cui Felipe perde palla, la squadra di trova completamente esposta alle ripartenze degli avversari. L'unico giocatore che non può permettersi di perdere palloni è proprio il brasiliano, il cui compito è proprio quello di farsi trovare pronto durante queste situazioni. Non è qualcosa che può fare Aquilani, e sicuramente anche Marchisio è meno adatto a farlo di lui. Ogni volta che Melo perde un pallone, la Juve si trova in una situazione di difficoltà estrema, sprovvista di un filtro valido e aprendo una voragine nella zona centrale del campo.
Chi deve quindi essere il cosidetto regista basso della squadra, quello che tocca il 90% dei palloni giocati? Rimane l'ultimo centrocampista, Marchisio, che purtroppo ormai ha dimostrato di non avere questa capacità. Cosa si richiede dunque a Claudio in una situazione di questo tipo? Un apporto più offensivo, difensivo, di costruzione? Ecco l'enigma calcistico di cui parlavo all'inizio. Cosa aspettarsi da Marchisio? Con quali compagni può dare il meglio? E' un interrogativo a cui non ho ancora saputo dare una risposta.
Siamo giunti alla conclusione che a mancare in questo centrocampo juventino è il Pizzarro, il Pirlo della situazione. Ma inseritovi questo tassello, e assodata l'importanza di Melo nello scacchiere bianconero, come completare il pacchetto centrale? Aquilani e Marchisio sono dunque incompatibili?
Si può discutere fra quale tra i due sia il giocatore più utile in uno schieramento del genere, se Marchisio con i suoi inserimenti o Aquilani con le sue qualità tecniche, e ognuno può trarre le proprie conclusioni a seconda dei propri gusti calcistici.
La domanda con cui vi lascio però è per l'appunto se questi due giocatori possano giocare insieme in un centrocampo a tre senza creare uno scompenso, che consisterebbe in sostanza nel lasciare a Melo la funzione di regista basso.
Ma poniamo di sostuire invece che uno dei due italiani proprio il brasiliano. Quale sarebbe il nome giusto? Dovremmo cercare un regista che abbia anche notevoli doti difensive. L'unico giocatore a venirmi in mente che avrebbe avuto queste caratteristiche è il miglior Emerson, e stiamo parlando di qualcuno che non aveva forse eguali al mondo durante il suo periodo migliore.
Diventa dunque più facile, a mio parere, scegliere uno tra Marchisio e Aquilani su cui puntare per le mansioni offensive e trovare un terzo centrocampista, con qualità nel palleggio e senso della posizione. Le alternative (credibili o quasi) che vi propongo sono Inler e Montolivo, a cui aggiungerei Palombo come alternativa in panchina.
Avete suggerimenti? Vi trovate d'accordo con l'analisi fatta?



Ricordando ancora una volta come si tratti pur sempre di parole e di come speri di cuore che Marchisio scenda d'ora in poi in campo comportandosi da regista di primo piano smentendomi categoricamente, vi lascio con tutte queste considerazioni e quesiti.

Fino alla fine forza Juventus!

3 commenti:

  1. Grandissima analisi Flavio, complimenti per la voglia che ci hai messo nel scrivere tutto!

    Il centrocampo della Juve attuale richiede PALESEMENTE 3 uomini, Melo davanti alla difesa e le due mezzali a suo fianco. Inler NON è un regista(ed andrà al Napoli), mentre lo sono sicuramente Pirlo e Pizarro. Ma Pirlo e Pizarro adesso hanno più di 30 anni ed hanno avuto diverse magagne fisiche, per cui non li comprerei mai.

    Lasciamo perdere Montolivo, please... è il giocatore di A più moscio che mi sia capitato di veder giocare. Ancora qualcuno dice che prima o poi esploderà... cribbio, è bella lunga davvero sta miccia, dato che Mosciolivo c'ha già 26 anni sulle corna.

    Il regista da prendere era Xabi Alonso, pochi caxxi. Fatto l'erroraccio a sto punto io tornerei ad un centrocampo solido(una roba tipo Melo-Mascherano)che faccia un superfiltro davanti alla difesa e metterei 3 mezzepunte dietro all'unico attaccante davanti in modo da fare un 4-2-3-1. Il 4-3-3, comunque, sarebbe un modulo non disprezzabile e sarebbe d'altronde anche quello più adatto.

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  2. Ti ringrazio per il complimento :)

    Su Xabi Alonso ti do assolutamente ragione, è stato un errore di valutazione clamoroso e ne paghiamo le conseguenze ancora oggi.
    Su Inler in effetti sono stato poco chiaro, non intendevo considerarlo un regista puro, quanto piuttosto un giocatore con ritmi e discrete geometrie, oltre che caratteristiche difensive davvero ottime ;)

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  3. Ok, allora ci siamo. Inler è un Emerson di livello inferiore, li vedo abbastanza simili, forse piedi leggermente migliori per il Puma, ma siamo li.

    Marchisio è molto limitato, se lo sposti dal ruolo di mezzala mancina sparisce... io lo panchinerei o lo venderei, a dirla tutta. Aquilani con i piedi ci sa fare, ma non è un regista, come dici giustamente. Non lo è.

    Ma la Juve più bella che io ricordi(1996-97)manco ce l'aveva il regista, giocava con il 4-3-1-2, Deschamps davanti alla difesa con Jugovic a sinistra e di Livio a destra e Zidane trequartista, per cui se ne può anche fare a meno.

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